Incontro con gli IdR, 31 marzo 2012

Parrocchia Ss. Annunziata, Marina di Carrara

 


Meditatio del vescovo Giovanni

 

1)      Vi ringrazio per questo incontro, per il tempo che ci avete dedicato. Vi ringrazio per il lavoro svolto al servizio dei giovani e dei ragazzi: educare è una delle azioni più importanti, è dare vita, è costruire il mondo, è creare futuro e speranza.

2)      Viviamo questo incontro per noi: contemplata aliis tradere. Convinti della bellezza e della validità di quanto, per scelta e per missione, siamo invitati a donare, di esperienza e di conoscenza, ai fratelli. Tutto nasce dall’incontro con Gesù, dall’ascolto di Lui.

3)      Un brano dagli Atti, l’addio di Mileto agli anziani di Efeso. Uno dei brano della lectio divina della Quaresima

 

Lectio sul brano At 13, 13-34

 

 

È un brano straordinario che noi sacerdoti rileggiamo e meditiamo continuamente perché traccia le linee di una solida scelta del dono di sé, della dedizione alla missione.

I religiosi pongono questo testo a fondamento delle scelte di povertà e obbedienza che caratterizzano la vita comunitaria. I vescovi traggono da queste riflessioni di Paolo le linee portanti del loro ministero. Credo possiamo ascoltarle, ciascuno, come stimolo ad una consapevolezza dell’agire e del testimoniare la fede, impegno che nasce dalla fede, dal Battesimo, per essere strumento nelle mani di Dio per la salvezza del mondo.

 

Paolo giunge a Mileto dopo un lungo viaggio che lo ha portato di nuovo a Corinto e a Efeso. Qui ha non solo annunciato il Vangelo di Gesù, ma ha organizzato la vita della comunità traducendo i carismi in ministeri. Ora nella comunità ci sono vescovi, presbiteri, diaconi, profeti; ciascuno ha un compito al servizio dei fratelli. Lui rimane il “padre” di quella comunità: “fatevi miei imitatori come io lo sono di Cristo”. Nell’addio agli anziani della Chiesa di Efeso abbiamo il suo testamento spirituale, sono le sue ultime raccomandazioni. Le ascoltiamo come dette a noi.

 

Voi conoscete come mi sono comportato con voi:

-          ho servito il Signore con tutta umiltà

-          non mi sono tirato indietro di fronte a nulla pur di annunciare il Vangelo

-          ho predicato in pubblico e nelle case

-          ho sopportato contestazioni e persecuzioni

-          ho donato la mia vita per compiere il servizio affidatomi dal Signore: “condurre a termine la mia corsa”.

Il progetto di vita di Paolo risponde alla sua vocazione.

Cristo non mi ha mandato a battezzare, ma a predicare, e questo ha sempre fatto, accolto, rifiutato, sempre generoso e così insegnerà ai suoi discepoli, soprattutto a Timoteo e Tito, come testimoniano le sue lettere.

 

Accompagnato sempre dalla consapevolezza della sua povertà. Quanto era per lui motivo di vanto, quanto poteva essere considerato utile ad una posizione di privilegio e d’onore, lo considera “spazzatura”. Per lui non c’è altro vanto se non la passione di Cristo, la sua croce, e lui pure è crocifisso per il mondo.

 

Il pensiero di essere stato persecutore di Cristo lo accompagna sempre, assieme alla consapevolezza di essere apostolo di Gesù Cristo, l’infimo degli apostoli, ma apostolo. Questo pensiero di Paolo lo esprime con la parola “umiltà”. Ho servito il Signore con tutta umiltà.

Su questa idea vorrei fermare un po’ la nostra attenzione, perché mi sembra caratteristica dell’agire cristiano. L’umiltà è tipica virtù cristiana, che nasce dalla imitazione di Cristo.

 

 

Essere cristiani, seguire Gesù vuol dire entrare in questo cammino dell’umiltà. Etimologicamente umiltà significa “non pensare in grande di se stessi, avere la misura giusta ”. Il contrario dell’umiltà è la superbia, che è arroganza, potere, apparenza, piacere a se stessi, essere accettati dagli altri, ammirati dagli altri, l’io al centro del mondo. Questo è il nucleo del peccato originale, di ogni peccato. Il rapporto con Dio salta, perché io divento Dio.

La superbia, l’ambizione, il desiderio di emergere va bene ovunque, non va bene nella vita cristiana. Essere cristiani significa amare la verità, la sincerità. L’umiltà è soprattutto verità, vivere nella verità del mio rapporto con la vita, con Dio. Cogliermi nel pensiero di Dio e scoprire la mia grandezza nella mia piccolezza, nella mia povertà. Scoprire la mia vocazione, l’essere dono per gli altri, con gli altri, insieme Corpo di Cristo. Non voler apparire ma voler vivere al cospetto di Dio nel segreto del cuore, nel silenzio, nel nascondimento.” Il Padre tuo che vede nel segreto ti ricompenserà”. Accettare quanto Dio ha preparato per me, accettare l’altro, anche il confronto, e scoprire la grandezza di ognuno.

 

Riconoscere la propria verità, senza presunzioni e illusioni; accettare le proprie risorse e rendersi disponibili, essere utili. E scoprire in questa verità la gioia senza le delusioni tipiche di chi è orgoglioso e deve sempre vincere.

 

L’incontro di Mileto con gli anziani della Chiesa si conclude con la preghiera.

Ora, dice Paolo, vi affido a Dio e alla Parola della sua grazia che ha la potenza di edificare.

Espressione che fa eco al altre: la Parola di Dio cresceva e si diffondeva, la Parola di Dio si fortificava. Una personificazione della Parola di Dio che sorprende e affascina.

Ripensare la Parola di Dio. Cristo è il Verbo di Dio, come qualcosa che esce da lui e ha una vitalità sua, una sua forza, una sua capacità di edificare il Corpo di Cristo che è la Chiesa.

A questa Parola noi ci accostiamo, affidati alla Parola, con semplice sicurezza, questa Parola noi vogliamo accogliere e da essa lasciarci trasformare. Questa esperienza quaresimale vuole essere un inizio, un invito, una sollecitazione affinché la Parola di Dio trovi spazio e accoglienza nella nostra preghiera, nella vita.

 

 

(Piste possibili di autovalutazione sulla metodologia didattica dell'Insegnamento della Religione Cattolica *)


4)      Guardando il servizio IRC, il pensiero cristiano deve emergere, altre informazioni, rimandi, invito ad una lettura, e le fonti del pensare cristiano sono la Scrittura e la Tradizione (Magistero della Chiesa e la Dottrina Sociale) Avendo un mandato preciso fate attenzione alle posizioni culturali, al pensiero personale, che sia cattolico. Sentite forte il dovere della verifica, in coscienza, soprattutto di fronte alle derive dell’individualismo e della posizione relativistica di tanti “maestri”, che trasforma la richiesta, l’esigenza, in diritto.

5)      Un visione della vita che nasce dalla fede: la Pasqua di risurrezione al centro. Dalla Pasqua la proposta di vita nuova che diventa liberazione di sé, delle relazioni, del mondo.

6)      Annunciatori e testimoni. Parrocchia-liturgia-impegno.

+ Giovanni Santucci

 

(*) Nota aggiunta dalla Direzione

Leggi articolo di Vita Apuana 8 aprile 2012