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SALUTO ai DOCENTI

LETTERA AI DOCENTI

Carissime, carissimi,

il 31 ottobre si è concluso il mio servizio nel settore Formativo/Didattico dell’Ufficio Scuola che il Vescovo Giovanni mi aveva affidato nel 2010.

E' un “taglio” che ogni “padre” deve prima o poi avere, per far nascere nei figli il “desiderio” di continuare a portare in maniera autonoma la vita appresa nel camminare insieme attraverso le molteplici esperienze comuni.

Le realtà concrete che in questi anni abbiamo costruito girano attorno a due fondamentali punti di riferimento che la CEI ha pubblicato negli ultimi venti anni. Sono documenti importanti che vi invito nuovamente a leggere e a seguire, come un desiderio, come un sogno da realizzare con continuità: sono frutto del patto applicativo dell'Intesa Stato Chiesa, e costituiscono l’unica “magna charta” di riferimento che io conosca fino ad oggi.

Quanto la CEI precisa è una  esplicita e chiara modalità di presenza dell'IdR da condurre “con il metodo di ricerca proprio della scuola” che, come “persone di Chiesa”, siamo orgogliosi di possedere, mantenere e far circolare in un ambiente “non ecclesiale”. La scuola, come ben sapete, è un luogo di cultura: non è né un bacino di probabili “proseliti” da catechizzare, né l’occasione per “usare i giovani per far bella figura”, come recentemente ha ricordato Papa Francesco. "Chiesa in uscita" significa anche utilizzare il linguaggio della "piazza" dove la Chiesa va, se vogliamo farci capire.

In particolare vorrei citare due fondamentali aspetti di questa magna charta che sono stati lo “sfondo integratore del mio ruolo in questa Diocesi e che hanno orientato anche il mio servizio pastorale parrocchiale e il mio essere stato al contempo docente di Religione nelle scuole, facendo chiarezza e distinzione.

1 - “A scuola di religione non si ripete il catechismo, ma si svolgono programmi stabiliti in conformità agli obiettivi della scuola e proposti secondo le metodologie proprie dei diversi ordini e gradi di scuola. E’ questa una precisazione basilare, che permette di distinguere l'insegnamento della religione cattolica dalle altre forme di insegnamento religioso che sono proprie della comunità cristiana, come la catechesi parrocchiale, familiare o dei gruppi ecclesiali” (Nota della CEI del 1991 CEI 1991 n.13).

2 - “Distinzione , dunque, non contrapposizione, e neppure azioni parallele o alternative. Nella scuola, l'insegnamento è attenzione alla peculiarità dell'ambiente scolastico, della sua natura e finalità, dei suoi metodi di ricerca e approfondimento, dei suoi ritmi di maturazione; è capacità di inserire il messaggio cristiano non accanto, ma dentro la cultura della scuola… Nel vivo della comunità ecclesiale, poi, tutto può trovare pieno riferimento e luogo di piena esperienza di fede. E' infatti primariamente nella comunità cristiana che la Chiesa esercita la sua missione con l'insegnamento della fede”. (l’IRC nel cammino della Chiesa italiana “A 30 anni dall’Intesa:.. per non dimenticare”, 2015, n. 13).

Non voglio dilungarmi di più su queste annotazioni, riprese e ben spiegate anche nel Glossario del documento “Incontriamo Gesù” alle voci "Iniziazione Cristiana in parrocchia" e "Insegnamento della Religione Cattolica nella scuola": chi di voi vorrà, potrà  rileggerle integralmente utilizzando i link che trovate a fondo pagina.

Permettetemi ora di “fare il nonno”, di rivolgere cioè un appello a tutti/e voi che, oltre all'insegnamento, offrite il vostro tempo anche alla parrocchia nel ruolo di "catechisti" nei diversificati percorsi che hanno come sfondo pastorale l'evangelizzazione.

Proprio voi conoscete bene che insegnare a scuola significa far vedere come pensano, come vivono e cosa fanno ed hanno fatto i cristiani nel mondo e per il mondo, attraverso "l'esperienza culturale" condotta con il metodo della ricerca, che noi chiamiamo "UA"; altrettanto bene sapete che la pastorale parrocchiale, in particolare quella rivolta alla fascia dell'età evolutiva, è una cosa diversa dalle unità di apprendimento che si usano nella scuola. Infatti, in parrocchia non ci si limita a far conoscere i contenuti della fede, tout court; è necessario vivere l'esperienza - di e con - una comunità che rende intenzionalmente visibile il volto di Dio attraverso il reale vissuto quotidiano, e questo è il metodo della fede che ci insegna il Vangelo. Prendiamo esempio da qualsiasi papà, mamma, nonno o  nonna, che per educare alla vita i piccoli non mettono davanti un quaderno e non usano cartelloni penne e pennarelli per raccontare la propria storia di famiglia..., come fossero in una classe scolastica, ma vivono insieme ai piccoli la vita quotidiana. Soltanto voi, credo, potrete aiutare ad indicare quali sono i "diversi linguaggi" da utilizzare in queste due "piazze" della vita.

Sono le esperienze che educano ai valori facendone prendere una consapevole progressiva importanza, generando il “desiderio” di riviverle.

Incoraggiate quindi le vostre comunità a fare un salto in avanti nel rinnovamento della pastorale della Iniziazione Cristiana che la Chiesa sta chiedendo già dagli inizi degli anni '90 con le tre famose note della CEI; il cambiamento è stato sollecitato anche dal convegno regionale toscano dei catechisti del 12 gennaio scorso. In quel contesto si chiedeva nuovamente di "descolarizzare il catechismo" per passare ad una pastorale della "Iniziazione Cristiana" con ispirazione catecumenale, che è tutta un'altra cosa dal "fare catechismo": non si tratta soltanto di un cambiamento di termini. Il passaggio è possibile, forse faticoso da comprendere, ma, fidatevi, si può, ed è molto più facile che "fare le lezioni di catechismo": aiutate, vi prego, le vostre parrocchie! È un tema che mi pare stia molto a cuore  anche al vescovo. In questi giorni l'Uff. Ev. & Cat. con il prezioso contributo di d. Pietro Pratolongo e di sr. Sandra, sta offrendo, infatti, alla Diocesi una chance da non perdere assolutamente: c'è in gioco il rinnovamento della comunicazione della fede, che va ripresentata come fossimo in terra di missione, senza dare nulla di già vissuto, nulla di scontato!

Ecco, senz'altro avete intuito che cosa c'è dietro a quanto vi ho detto all'inizio sulle diversità e complementarità dell'insegnamento della religione nella scuola e nella pastorale della IC. Tra il primo, che basa il suo metodo sulla ricerca culturale, e l'altra che si appoggia sulla esperienza vissuta con gli occhi della fede, si dipana tutto il fil rouge che mi ha guidato in questi anni nel servizio della nostra Diocesi, e che ho sostenuto sempre con tenacia ed ho cercato di comunicare con costante chiarezza nelle modalità che mi sono state possibili fin dagli inizi degli anni '80. (I docenti con più anzianità di servizio si ricorderanno senz'altro che ne parlavo già ai corsi di formazione fatti allo STI di Viareggio).

Colgo questa occasione di saluto a voi docenti, per allargare anche la mia riconoscenza a chi mi è stato sempre vicino nel condurre in porto ogni cosa. Non abbiamo mai avuto in ufficio una "consulta" rappresentativa e ristretta degli IdR, perché abbiamo scelto, con il dott. Armanini, il metodo di un coinvolgimento totale ma libero, in modo che tutti vi sentiste partecipi di quanto veniva deciso. Tuttavia lasciatemi l'opportunità di inviare un "grazie" alle persone dei vari settori che  si sono impegnate nel rielaborare le scelte comuni prese nei meeting annuali, e non solo.

Grazie alla équipe dei nostri formatori che in questi anni hanno messo la loro professionalità per l'arricchimento didattico.

Grazie alla équipe dei referenti dei CReL zonali con i quali abbiamo in questi anni condiviso le decisioni, sempre in sintonia con le linee pastorali del vescovo e i meeting di luglio, e che hanno coordinato l'autoformazione permanente nelle zone, con un significativo e visibile ritorno nella didattica, che ha chiarito e aperto a molte famiglie e ragazzi la via del ritorno ad avvalersi dell'ora di religione: vedo ancora la vostra gioia quando mi annunciavate proprio questi “rientri”, non è cosa da poco! E' qui, con la Vostra professionalità pedagogica e didattica che giocherete sia la vostra gratificazione dell'insegnare, come l'immagine della Chiesa stessa.

Grazie ai nostri vescovi che fin dagli inizi degli anni '80, hanno "approfittato" della mia formazione avuta presso la Facoltà di Scienze dell'Educazione - Istituto di Metodologia Pedagogica e Catechetica della Pontificia Università Salesiana, assegnandomi il servizio di direttore nell'ufficio catechistico diocesano prima, e poi nell'ufficio scuola; fu il vescovo Forzoni che mi mandò a Roma nella metà degli anni '70, proprio per acquisire quelle competenze necessarie per tenere la nostra Diocesi al ritmo delle indicazioni della Chiesa.

Infine grazie al Direttore dell'ufficio scuola, Walter, amico, confidente, uomo professionalmente all'altezza del ruolo complesso che ricopre dal 2012 con competenza, e le cui capacità relazionali con i colleghi presidi delle scuole ho potuto cogliere quotidianamente in ufficio, come la disponibilità e l'imparzialità che ha nello scegliere e coinvolgere la disponibilità dei singoli docenti: senza di lui, la sua umile e costante presenza, pronto a risolvere ogni immediato imprevisto pressoché quotidiano, l'ora di religione non sarebbe ai livelli di apprezzamento che ha raggiunto, sia all'interno delle Istituzioni scolastiche, come presso le famiglie ed alunni.

Non posso non ringraziare anche la nostra segretaria che in tutti questi anni ha puntualmente provveduto al lavoro "burocratico" dell'ufficio con precisione, tempestività e professionalità.

Ovviamente, grazie anche al vescovo Mario che ha compreso le mie attuali difficoltà nel dover continuare il servizio in questa Curia.

INFINE GRAZIE a tutti VOI docenti, che con pazienza vi siete fidati di me. Con affetto, stima e simpatia vi mando un ultimo abbraccio accompagnato dalla mia riconoscenza per questi anni passati insieme nel servizio ecclesiale alla SCUOLA pubblica e alla CHIESA, sempre condotto nell'ubbidienza fedele e trasparente alle indicazioni della Conferenza Episcopale Italiana e dei Papi.

VI HO VOLUTO SEMPRE BENE, come ne ho voluto all’IRC nelle scuole pubbliche e alla Chiesa, che “ho servito” così, semplicemente.

… E questo “Amore” che Dio mi ha fatto avere e dare, che mi accompagna ancora oltre i fatti contingenti, e che ho vissuto attraverso la mia vocazione, MI HA RESO FELICE!

d. Mario Tucci

 

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I link ai documenti principali:

  • BENEDETTO XVI, Discorso agli insegnanti di religione cattolica, 25 aprile 2009. (vedi).

  • Il discorso di Giovanni Paolo II sull'IRC nella scuola pubblica. (vedi) e Nota della CEI del 1991 (vedi).

  • Nota pastorale CEI, 1991, (vedi)

  • l’IRC nel cammino della Chiesa italiana “A 30 anni dall’Intesa:.. per non dimenticare”, 2015 (vedi)

  • Lettera agli insegnanti di religione, 2017 (vedi)

  • Come deve essere un insegnante (vedi)

  • L’ora di religione a scuola (vedi)

  • Incontriamo Gesù (vedi)